C’è un bambino nato in una prigione senza finestre, ed è straordinariamente bravo a disegnare. Nella stessa cella vivono decine, centinaia di persone che gli raccontano incessantemente il mondo fuori — un mondo che lui non ha mai visto, e che, per ingannare il tempo, prova a ritrarre basandosi su quanto gli raccontano. Non ha mai potuto guardare fuori davvero: tutta l’informazione a cui ha accesso avviene per nurture, non per nature. Quando gli chiedono di disegnare un uomo di successo, lo ritrae come un maschio caucasico in giacca e cravatta, la parola bellezza evoca in lui una donna dagli zigomi alla Angelina…